Sorrido ancora se ripenso a quante volte la docente di shiatsu ci ricordava che, solo la ripetizione frequente e costante del “Kata” ci avrebbe permesso di rendere la pressione e quindi il trattamento migliore.
Il detto “la pratica rende perfetti” in questo caso era appropriato.
Il kata è una forma all’interno della quale vengono trattati in una sequenza precisa, i meridiani energetici, con diverse tecniche di pressione. Il Kata è la metodica scelta dalla mia scuola perché, insegna tecniche e posizioni via via sempre più complesse, e dal quale l’operatore ricaverà gli strumenti per eseguire il suo trattamento personalizzato.
“Com’è possibile che la ripetizione continua delle medesima sequenza possa veramente essere utile?” pensavo. Mi ricordo di aver proprio osservato che dopo due mesi a ripetere le stesse pressioni, nella stessa identica posizione, era diventato talmente noioso, che non vedo l’ora di imparare qualcosa di nuovo!
Non mi ero resa conto che la ripetizione era ed è tuttora una grande risorsa.
Capisco che per molti sia vissuta come una scocciatura ed essenzialmente non utile, ma comprenderne la sua efficacia nel lungo termine è di fondamentale importanza.
Mi spiego: di solito la mia attenzione è concentrata su ricordare la sequenza, posizionarmi correttamente, ricordarmi di respirare (meno ovvio di quel che potete pensare), usare il peso di corpo senza spingere, usare tutto il corpo e non solo il braccio/la mano, e potrei continuare ancora. Quindi fintanto che io sono concentrata su tutto ciò, non presterò ascolto ad altro.
Eh direi molto altro. Il vero obiettivo quindi diventa far propria la tecnica nel miglior modo possibile, tanto da non doverci più pensare e poter entrare in sintonia con tutta la vasta gamma di sensazioni ed emozioni che possono scaturire durante il trattamento.
In sostanza bypassare la mente conscia che ragiona e dirige il movimento, arrivare all’inconscio, dove il kata metterà radici e si creerà un nuovo automatismo.
Insomma un po’ come quando riusciamo a guidare l’auto, mentre ascoltiamo la radio e contemporaneamente pensiamo a cosa faremo arrivati a casa. Guidare è diventato così automatico che ci permette di pensare e fare altro. Ma quanto tempo, (quindi ripetizioni ed errori ovviamente) c’abbiamo messo per arrivare a tale livello di “perfezione”?
Ecco che la noia non ha senso di esistere, è come se non si volesse realmente imparare ma solo accontentarsi di grattare la superficie. Ogni trattamento quindi ogni ripetizione è un’ottima occasione per rendere migliore la mia tecnica e quindi creare il miglior Kata possibile per il mio futuro.