Per chi si è chiesto che cosa sia lo Shiatsu e quale sia la sua provenienza, nei prossimi due articoli, vi saranno date importanti informazioni tratte da miei appunti e dal testo di D. Gattini anno 1999
Nonostante la recente codifica dello Shiatsu, esso deriva una secolare tradizione sviluppatasi in Giappone dopo il VI secolo, quando qui giunsero e si stabilirono i monaci buddisti favorendo una larga diffusione dei principi della Medicina Tradizionale Cinese. La ricca tradizione cinese dette avvio ad uno sviluppo che ancora oggi costituisce un patrimonio di inestimabile valore culturale. Le tecniche di pressione avevano già trovato spazio in vari ambiti e con differenti denominazioni, ma è in Giappone che trovano una nuova, singolare forma di trattamento chiamato Shiatsu, che ha avuto una enorme diffusione a livello mondiale.
Questa arte curativa di matrice cinese fu subito tenuta in grande considerazione nel Giappone antico e in particolare da parte del principe Shotoku nel 608 d.C. che mandò delegazioni di studenti in Cina a specializzarsi. Fu all’interno di questa metodologia di cura della salute, chiamata in Giappone “Kanpo“, che furono introdotte direttamente alcune delle arti di manipolazione cinesi:
– il Tao-Yinn, (Do-In in Giappone) una pratica personale di autopressione in punti vitali, abbinata ad esercizi di riabilitazione e respirazione;
– l’An-Mo (Anma), che indicava praticamente l’intero patrimonio del trattamento manuale cinese;
– l’An-Kiao che oltre alle tecniche dell’An-Mo, interveniva sul ricevente con esercizi riabilitativi e respiratori.
Queste tre forme di trattamento, assieme all’Ampuku, una forma di cura manuale specifica per l’addome originaria proprio del Giappone, costituiscono la base della cura manuale giapponese.
Nel 1827 il M° Tada scriveva che l’Anma attraverso la tecnica di Ampuku era in grado di ottenere risultati curativi importanti in particolare: “migliorare la funzione organica, far circolare meglio il sangue, sbloccare e rivitalizzare le articolazioni, sciogliere i muscoli ed i legamenti, vitalizzare la pelle, stimolare l’appetito e la qualità della digestione, favorenzo lo scarico delle tossine.”
Agli inizi del Novecento in Giappone si fece strada l’idea di isolare l’atto pressorio, (che veniva utilizzato sporadicamente all’interno dell’Anma) attribuendogli però una funzione curativa autonoma e di far nascere quindi una disciplina differente. A questa forma di intervento basato sulla pressione esercitata con le mani sul corpo, venne dato il nome di Shiatsu, che letteralmente significa, Shi = dito ; atsu = pressione.
Risale proprio al 1919 la pubblicazione del primo libro sullo Shiatsu, intitolato “Shiatsu-ho“, ad opera di Tamai Tempaku, esperto di medicina energetica cinese. Tempaku si rese conto che alcune tecniche dell’Anma costituivano da sole un nuovo, autonomo e raffinato metodo di cura manuale; riuscì nell’intento di unificare l’antica arte tradizionale orientale con le moderne conoscenze di anatomia e fisiologia occidentali, contribuendo alla divulgazione di questa nuova tecnica.
Lo Shiatsu venne ufficialmente riconosciuto nel 1955 dal Ministero della Sanità , ma solo nel 1964 una nuova normativa lo definì come una forma di cura del tutto autonoma e distinta sia dall’Anma che dal massaggio occidentale praticato in Giappone. Di questo si deve ringraziare M° Tokujiro Namikoshi, per il suo lavoro di studioso, ricercatore e divulgatore dello Shiatsu in Giappone, dagli anni Trenta fino alla sua morte. Per questo motivo viene anche chiamato il “padre” dello Shiatsu.
Altri articoli:
– Origini dello Shiatsu: Evoluzione
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