La distanza ora è mettere un metro tra il mio corpo e il tuo.
E’ non vedere più i tuoi occhi, le espressioni del tuo viso.
E’ non poterti più abbracciare, toccare.
E’ rispettare dei limiti imposti per il mio bene e il tuo.
La mia sensazione predominante, ma anche quella della Dott.ssa Poli (medico, psichiatra e psicoterapeuta), è che la distanza si sia trasformata in distacco.
Un distacco fisico che è diventato emotivo.
Il distacco ora è evitare il tuo sguardo, evitare di parlarti, evitare di sorriderti, di considerarti.
E’ limitare il mio sentire e l’espressione delle mie emozioni.
E’ non fidarsi più di nessuno, è proteggersi da tutto, anche da quello che potrebbe aiutarmi.
Le persone che incrocio sono meravigliate quando le saluto, quando sorrido loro…perchè?
Quando sento ridere un bambino in lontananza, sorrido fra me e me sollevata, mi ricordo che è normale, che anche noi adulti dovremmo farlo, soprattutto ora.
Quando qualcuno mi scrive per posticipare i trattamenti Shiatsu, mi ricordo che è normale volere essere toccati, massaggiati, che qualcuno si prenda “fisicamente” cura di te.
Forse non ci rendiamo conto che quello che stiamo facendo al nostro corpo, riguarda ovviamente anche le nostre emozioni, la nostra relazione con gli altri, con il mondo.
La mascherina e i guanti sono vissuti inconsciamente dal nostro corpo come vincoli, chiusure, legacci proprio a quelle parti di noi che più di tutte utilizziamo per esprimerci, bocca e mani.
Da cosa ci stiamo proteggendo davvero?
Dopo quasi un mese ci siamo abituati ad una conversione della nostra quotidianità : i social coffee in smart working invece della pausa con i colleghi davanti alla macchinetta del caffè, il sesso virtuale invece dei baci e delle coccole. Piangiamo, ridiamo, esultiamo sempre più davanti ad uno schermo, mentre fuori casa diventiamo imperscrutabili, rinchiusi dentro la nostra paura anche di alzare gli occhi su chi abbiamo di fronte al supermercato.
Sta cambiando anche il nostro modo di relazionarci?
Mi auguro di no.
In questo momento stiamo cercando di ovviare ad tutta una serie di nostri bisogni attraverso questi strumenti tecnologici, e grazie ai quali possiamo davvero accedere anche a molteplici attività di gioco, passatempo e creatività , che fino al mese scorso non avremmo degnato di uno sguardo.
Perfino mia mamma ha imparato a fare una videochiamata di gruppo con zii e nonni e a guardare di video su Youtube per provare nuove ricette in cucina. Ma sarebbe davvero triste e pericoloso se le realtà virtuali sostituissero quelle concrete.
Non so se sai che per una buona regolazione del nostro sistema nervoso centrale e periferico, il cervello che interviene nella relazione tra emozioni e corpo, è fondamentale il contatto, la relazione che passa attraverso e con il corpo.
Nulla può sostituire il contatto fisico con l’altro, perchè è anche contatto emotivo
Anche se siamo travolti dagli eventi, non lasciamoci indurre ad accettare senza pensare soluzioni che minimizzano il valore di un abbraccio, di una carezza, di uno sguardo intenso, del calore umano.
Non lasciamo che la nostra umanità si perda con la tecnologia, che un virus ci terrorizzi a tal punto da farci credere che possiamo vivere lontani e distaccati gli uni dagli altri.
Prendiamoci cura del nostro essere individui umani, donne e uomini, che vivono all’interno di un sistema corpo ma anche di un sistema pianeta.
Tutte le antiche tradizioni spirituali sono concordi con un concetto di base: siamo tutti interconessi, le mie azioni hanno conseguenze sempre su tutto ciò che mi circonda.
Facciamo in modo che la lontananza sia solo un modo per rinvigorire le nostre relazioni, per individuare e creare nuovi modi per poter rincontrare l’altro, per estendere la nostra vicinanza emotiva invece di ridurla.
La tenerezza salva la vita, connette piccolo e grande, aperto e chiuso, appena nato e vecchio, mondi diversi, regni non solo umani. Guardi il cielo e senti quanto sei piccolo, ma sai anche che chiunque lo guarda è il centro dell’intero universo. Stella che guarda stella.
Chandra Livia Candiani