Non so se avete avuto anche voi il privilegio…
mercoledì scorso ho assistito a due meravigliosi arcobaleni, erano anni che non ne vedevo, proprio per la coincidenza di fattori che lo determina, credo non sia mai una coincidenza vederne uno; se poi ne vedi addirittura due nel giro di un’ora, beh allora è proprio un segno mi verrebbe da dire.
Momenti come questi, di arcobaleni che si susseguono, sole e pioggia che si alternano, sentire il profumo della pioggia, camminare sull’erba incurante del fango e dei calzini zuppi…tutto ciò mi ha fatto ricordare quanto profondamente amo la Natura e quanto profondamente mi fa bene sentire di farne parte sempre, qualunque cosa succeda. Immagino la Natura un po’ come una madre, che nonostante le migliaia di marachelle che combini, non smette mai di accoglierti e amarti.
Mi sono sentita piccola e indifesa davanti a tanta potenza e meraviglia, un po’ come mi sono sentita di fronte agli scossoni della mia vita, fra cui il più recente iniziato due mesi fa con la chiusura forzata nazionale.
Le passeggiate in campagna, attraverso i campi e gli argini dei fiumi, le escursioni tra i boschi, ammirando le montagne, le camminate sulla sabbia e le nuotate a dorso con il sole in faccia: tutto questo mi è mancato moltissimo e non solo per la libertà di poterci andare ogni qualvolta volevo, ma perchè questi elementi, questi luoghi ristabilizzano in me una sorta di equilibrio fisico e mentale, e in nessun’altro modo riesco a riprodurlo.
E la cosa più buffa del mio ritrovato passeggiare e annusare fiori di campagna nei miei amati argini è stato il desiderio incontenibile di togliermi le scarpe e calzini e sentire l’erba sotto i piedi nudi.
Senza filtri, un filo diretto con la terra.
Come se attraverso i piedi potessi nutrirmi di energie buone, di radicamento, come se un magnete mi attirasse verso la terra e con il mio corpo, anche i miei pensieri.
Da decenni gli studi sulle onde elettromagnetiche, (Imperial College di Londra e Dipartimento di Scienze comportamentali di scienze della salute ambientale e occupazionale dell’Università di Washington) generate non solo dagli ultimissimi apparecchi elettronici, tra cui smartphone, tablet, PC, ma anche da semplice lampade, radio, tv, ci informano che le persone esposte per lunghi periodi a campi elettrici indoor – a casa, come al lavoro – sono maggiormente a rischio di infezioni, stress e malattie degenerative, oltre a soffrire di una riduzione dell’assorbimento di ossigeno.
Di conseguenza, vivere costantemente nelle nostre “giungle di cemento”, trascorrendo gran parte del nostro tempo in ambienti chiusi e svariate ore davanti ad uno schermo e limitandoci al contatto con la natura solo in occasioni di barbecue e feste all’aperto, non aiuta la nostra salute fisica e ci fa dimenticare il bisogno che tutti abbiamo di un’oasi di quiete, spazio e riflessione.
L’anti-stress più economico
Sappiamo perfettamente che in passato l’uomo stava per gran parte del suo tempo all’aperto e scalzo, azioni che permettevano di scaricare le onde elettromagnetiche. Oggi, invece, a parte quella settimana in estate che passiamo al mare o in montagna, siamo costantemente con scarpe ai piedi e i passatempi più quotati sono diventati passare ore davanti al computer, navigando in internet, giocando ai video games o guardando serie TV.
Ciò è un vero peccato. Lo “stare in contatto” con la natura, e in particolare, camminare a piedi nudi sulla terra, dovrebbero diventare abitudini importantissime da mettere in pratica quotidianamente, non solo per i benefici collegati alla miglioramento sulla respirazione ed all’aumentata esposizione al sole, ma come eccellente anti-stress a costo zero.
Grazie alla mia esperienza con lo Shiatsu e con le passeggiate meditative ho visto nelle persone che conosco com’è facile pensare che lo stress faccia parte integrante della nostra vita, che il dolore alle cervicali sia normale, che sia normale prendere un antinfiammatorio tutti i giorni, che sia normale sentire un’oppressione continua allo stomaco e una sensazione di stanchezza costante.
Ci siamo talmente assuefatti a sopportare un livello cronico di sintomi, di abitudini alienanti, che non riusciamo a rilassarci neppure nelle azioni più semplici del nostro vivere, come mangiare, dormire, ricevere un massaggio.
Vogliamo davvero permettere alla società moderna, al lavoro, al denaro, di imbruttirci e farci ammalare in maniera definitiva?
Vogliamo sul serio arrancare stanchi e insoddisfatti ogni giorno, per arrivare e correre non si sa bene neanche dove?
Per ognuno di noi, questi 50 giorni di “riposo e distanziamento forzato” hanno portato grandi riflessioni, hanno scardinato certe nostre credenze, hanno ribaltato ciò che credevamo sicuro e affidabile.
Ma voglio pensare che non è stato un caso, nè accaduto senza uno scopo.
E’ emerso in maniera prepotente e dilagante, qualcosa che covava e spingeva per uscire già da molti anni, e che forse la maggior parte di noi fingeva di non esserne interessato, ed è la necessità di maggior consapevolezza e presenza di sè.
Non ho un solo dubbio nel considerare lo Shiatsu un ottimo strumento per risaltare un certo di consapevolezza, non solo quella legata alla percezione del nostro corpo, ma anche quella riferita alle nostre emozioni, che sempre più teniamo ingabbiate dentro di noi.
Una consapevolezza che induce ad avere cura di sè stessi e del mondo meraviglioso che ci circonda.
Modi e limitazioni permettendo, sicuramente vorrò continuare i miei trattamenti aggiungendo un elemento che per me è diventato essenziale per la vita e la riscoperta della propria consapevolezza: la Natura.
Immaginate la forza benefica di un trattamento Shiatsu, immersi nel verde di un parco: alle vostre orecchie giungono canti di uccellini o il suono delle foglie mosse dal vento, alle vostre narici arriva il profumo dei fiori del glicine, dell’acacia o del gelsomino selvatico, sulla vostra pelle sentite una brezza tiepida.
E’ giunto il momento migliore per osservare davvero la realtà e decidere che cosa vale la pena fare, per che cosa lottare, di usare le nostre rinnovate energie e talenti per costruire la nostra “nuova” normalità .