Siamo irresistibilmente attratti dall’altro, dal contatto umano, lo ricerchiamo fin da neonati.
Ci dà calore, ci dà pace, ci dà sicurezza, ci dà conforto, ci fa sentire amati.
Eppure è anche ciò che rifuggiamo di più. A volte lo evitiamo, ce ne allontaniamo, preferiamo rimanere distaccati, non farci coinvolgere da quello che potremmo sentire.
Cosa accade durante un abbraccio?
Oppure quando qualcuno ci accarezza una guancia? O mentre appoggiamo la nostra mano su quella del nostro caro?
Accade qualcosa che ci mette a nudo, entrambi, contemporanemente.
Stiamo facendo entrare qualcuno nella sfera più intima di noi: la pelle, il nostro limite fisico.
Ed è straordinaria la pelle: non ha palpebre da chiudere, non ha narici da tappare, non ha bocche da serrare. SENTE tutto, riceve tutto, somatizza tutto.
Ci sentiamo senza difese, ci apriamo all’ignoto, senza sapere con estrema certezza se in quel contatto staremo bene o male.
Quindi quando ci affidiamo alle mani di qualcuno, sia per un trattamento Shiatsu, un massaggio ai piedi, o una semplice stretta di mano, stiamo dicendo inconsciamente “va bene, puoi entrare“.
Ma quando è forzato, si sente subito.
E’ come invitare qualcuno ad entrare in casa nostra ma rimanere tutto il tempo ad osservare cosa fa, cosa dice, come si muove, in perenne pericolo che possa fare disastri.
Tatto – contattare – mettersi in contatto – perdere il contatto
Quanti modi diversi per dire la medesima cosa: due individui che scelgono di convergere in unico punto. E quel punto di confine, nel contatto, per un secondo o per ore, si assottiglia, quasi sembra svanire.
Dove finisco io ed inizi tu?
Il corpo parla.
Quante volte lo abbiamo sentito dire?
Eppure non si ha ben chiaro come e soprattutto in che modo possa essere utile.
Sentire, percepire il corpo è fondamentale per una buona relazione con sé stessi. Pensiamo allo stimolo della fame o della sete, il bisogno di riposare e rilassarsi.
Quante volte sappiamo davvero sentirlo e riconoscerlo?
E non si tratta soltanto di essere distratti, bensì di non essere educati ad ascoltare i reali bisogni del corpo e del cuore.
Ci siamo allontanati dalle sensazioni che il corpo ci manda, spesso non riconosciamo e non identifichiamo nemmeno le emozioni che proviamo. Ed è fondamentale ripristinare questa conoscenza e consapevolezza: i benefici saranno enormi non solo nei confronti di noi stessi ma anche di riflesso verso le persone che amiamo e di cui ci circondiamo.
Le distrazioni, se così vogliamo chiamarle, non sono rivolte solo a noi stessi, ma anche nei confronti delle nostre relazioni più strette. Ci chiediamo ( o forse pretendiamo) a vicenda ascolto, sostegno, empatia.
Ma come possiamo rispondere a queste richieste se prima di tutto non sappiamo rivolgerle verso noi stessi?
Spesso ci dimentichiamo che le relazioni che intrecciamo con partner e familiari fanno emergere un calderone di emozioni e bisogni inespressi. I nostri, quelli che ancora attendono di essere visti, ascoltati e soddisfatti:
Il bisogno di calore e contatto fisico per esempio
il bisogno di essere amati senza giudizio
il bisogno di essere riconosciuti e valorizzati per chi si è.
Ma per essere in grado di sentirli, abbiamo bisogno di sentire chi siamo, partendo da ciò che ci portiamo a spasso tutto il giorno: il CORPO.
Nel progetto Consapevoli Insieme ho voluto fortemente inserire le pratiche di Consapevolezza Corporea da soli e in coppia, perchè, secondo la mia esperienza, sono una risorsa incredibile: ti accorgi di aver costruito muri emotivi che non pensavi, impari a sentire la calma e la sicurezza che può darti il tuo stesso corpo.
Qui sotto puoi sperimentare subito una di queste pratiche.