Spiegare cos’è lo Shiatsu non è facile.
Non è semplice trovare le parole giuste per spiegare una disciplina che viene scambiata spesso per massaggio, e che invece fa emergere, ogni volta, ad ogni singolo trattamento, chi siamo e soprattutto ciò che ci aspettiamo dalla relazione con gli altri.
Ieri sera, durante la settimanale lezione di Salsa cubana, mentre mi concentravo a ricordare i passi e allo stesso tempo a rimanere fluida nei movimenti, ho pensato allo Shiatsu. A quello che hanno in comune, a ciò che lega i due ballerini.
Entrambi necessitano di due persone,
e in entrambi c’è una persona che “dirige” le danze
Nella salsa è l’uomo che attraverso l’uso delle mani e del suo corpo, invita la donna a seguirlo e assecondarlo nelle figure che lui sceglie di volta in volta.
La donna si trova in una situazione di doversi fidare del suo partner, di lasciarsi condurre, magari con il rischio di fraintendere alcuni gesti, di sbagliare passo, di perdere il tempo.
L’uomo, nonostante sappia di avere questa responsabilità e in un certo senso anche il “comando” della coreografia, si muove per corteggiare la sua partner, per mettere in risalto lei e il suo corpo, ciò che lei è ed esprime attraverso il ballo.
Entrambi sono in ascolto di se stessi ma anche del compagno, ad ogni gesto c’è una risposta, ma c’è anche il rischio di non capirsi, di inciampare.
C’è soprattutto accoglienza: se uno dei due sbaglia, il partner cercherà sempre il movimento migliore per riprendere il ritmo assieme all’altro.
Nello Shiatsu, con le mie mani e le pressioni palmari, invito il ricevente a predisporsi a ricevere il trattamento.
Sono io che, apparentemente, conduco il trattamento, la parte attiva.
Chi riceve si trova a doversi affidare a questo contatto, a volte nuovo e sconosciuto, a questa persona e alla sua modalità di comunicazione e di tocco.
Come shiatsuka, ho la possibilità di tracciare un ipotetico trattamento, di indirizzare le mie pressioni su determinate zone piuttosto che altre, e di percepire se le pressioni su un determinato “percorso energetico” possono giovare o meno al ricevente.
Entrambi siamo in ascolto di ciò che accade. Le mie pressioni seguono passo passo le reazioni e le sensazioni che mi provengono dal ricevente. Le mie mani si adattano e si spostano seguendo un flusso, seguendo ciò che succede in relazione con lui o lei, attimo per attimo.
Nella Salsa, l’uomo non sa se la donna accetterà il suo invito, nè per quanto tempo vorrà farsi condurre.
La donna non sa se l’uomo vuole danzare con lei oppure mettere in mostra solo le sue abilità di ballerino.
Entrambi non sanno se sapranno creare quel particolare feeling, quel reciproco corteggiamento, che permetterà di godere dell’altro ballando e divertendosi insieme.
Nello Shiatsu, io non ho la certezza assoluta di ciò che sta sentendo il mio ricevente in ogni pressione o stiramento.
E chi riceve ha un’idea vaga di cosa succederà: non sa se proverà sempre piacevolezza, se saprà ascoltarsi o se si arrabbierà con se stesso per non sapersi rilassare.
Entrambi non ci conosciamo e quindi non ci fidiamo
Solo rischiando di metterci in relazione, per quelli che siamo in quel momento, con le nostre zavorre e i nostri talenti, possiamo creare una connessione profonda. L’incontro che permetterà ad entrambi di sentirci accolti, di sentirci ascoltati, di sentirci in risonanza con il nostro corpo, di percepirlo.
E così, nella Salsa, come durante un trattamento Shiatsu, si gode del calore, delle emozioni, del tempo trascorso assieme, di ogni attimo, di tutto ciò che si vuol rendere manifesto e che si vuol condividere con l’altro.